Di Giuseppe Cirielli

Editoriale del 24/12/2014

Dopo un periodo di attonito silenzio si torna a commentare un episodio di provocazione “gender”, l’ennesimo, forse quello che colpisce di più, anche chi ormai non si stupisce di nulla.

Nella periferia di Piacenza, all’interno di un centro commerciale, e’ stato esposto un presepe nel quale al posto della Vergine Maria vi era un altro San Giuseppe. Insomma, a vegliar la mangiatoia vi erano due padri. Il quadretto, tutt’altro che familiare, non e’ passato inosservato agli utenti, che ne hanno segnalato indignati il potenziale offensivo. E’ vero che ormai i cittadini sono quotidianamente bombardati da messaggi pubblicitari, opuscoli scolastici e quant’altro provi ad avallare ed imporre il pensiero “gender”, ma certi limiti non vanno valicati. Lo sanno bene le persone che a più riprese si sono viste insultate e, purtroppo, non solo da chi cerca con modi sempre più  violenti e subdoli di imporre il proprio pensiero.

Di questo passo e come già  succede in alcune parti d’Europa, fra qualche anno anche in Italia tutti saranno costretti ad accettare e soprattutto a non opporsi alla teoria secondo la quale non esisterebbe alcuna differenza di genere sessuale, non esisterebbe alcuna necessità di distinzione delle figure genitoriali che sarebbero così semplificate nei neutri “genitore 1” e “genitore 2”, non esisterebbe un nucleo familiare definibile e via dicendo. Di questo passo sarà scardinato l’istituto della famiglia per essere sostituito da un insieme di rapporti civili fluidi e dalla facile evaporazione, nonchè astrattamente non sottoponibili ad alcun tipo di categorizzazione.
Una posizione del genere non ha bisogno di essere confutata in questa sede perchè di per se’ già suscita sentimenti che istintivamente porterebbero a rigettarla in tutti coloro che si trovino ad approcciare il tema delle teorie “gender”, l’opporsi alle quali non collima assolutamente con la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, come spesso si e’ indotti a credere.

 

CONDIVIDI