In Parlamento sembra si stia per approvare una riforma della P.A. anticostituzionale, mentre il Paese è distratto dall’emergenza sanitaria ed economica.
Mentre l’attenzione pubblica è completamente catalizzata e distratta dall’emergenza Covid, i nostri ‘governanti’ stanno portando a compimento una riforma della Pubblica Amministrazione, su proposta della Ministra Fabiana Dadone, che rientra nella fase 2 del Coronavirus e prevede lo snellimento e la semplificazione delle procedure amministrative. Il testo dovrebbe essere discusso il prossimo 22 aprile e il regolamento adottato entro il 31 luglio 2020.
Quello che si teme è che detto regolamento possa consentire alle Regioni di inserire nei bandi clausole di ammissioni ai concorsi pubblici fortemente discriminatorie e anticoncorrenziali.
Infatti, con un comunicato pubblicato su Facebook e durante un’intervista al programma televisivo Uno Mattina, il Ministro Dadone, rispondendo alle domande della giornalista, ha espresso l’intenzione di snellire e semplificare le modalità di selezione del personale della Pubblica Amministrazione, sottolineando, seppur in maniera molto vaga, la volontà di valorizzare alcune caratteristiche che il candidato dovrebbe possedere, quali le competenze trasversali, tecniche e attitudinali.
Le stesse informazioni sono descritte in un emendamento proposto da alcuni senatori del Movimento 5 Stelle, inserito con il comma 7 ter dell’art. 74 del Decreto Cura Italia. Si legge che entro il 31 luglio 2020 dovrà essere adottato un regolamento che specificherà in maniera dettagliata quali iniziative potranno essere prese dalle pubbliche amministrazioni al fine di snellire ed accelerare le procedure concorsuali.
Le dichiarazioni del Ministro, poi confermate nell’emendamento, hanno generato una serie di dubbi e preoccupazioni.
Su Facebook è sorto un comitato con il nome di ‘Comitato NO RIFORMA CONCORSI PA’ che ad oggi raccoglie più di 1000 iscritti da tutta Italia particolarmente coesi e solidali, in continua crescita di adesioni quotidianamente. Non avendo la possibilità di organizzare una protesta dinanzi a Palazzo Montecitorio, il gruppo ne ha attivato una virtuale e sembra molto risoluto a voler bloccare con ogni mezzo una riforma che, oltre a rivelarsi scorretta e fortemente discriminatoria, è anticostituzionale per violazione dell’art. 3 Cost., se le restrizioni non sono sorrette da ragioni giuridiche fondate. La principale preoccupazione dei “concorsisti” è che questa riforma, che passerebbe come uno snellimento della PA, preveda ulteriormente una scrematura dei partecipanti ai bandi pubblici sulla base di requisiti più selettivi tra cui i limiti di età o di voto di diploma o laurea, il possesso di competenze trasversali, potenziando il potere discrezionale della PA di decidere chi risulta idoneo a partecipare alle prove concorsuali e discriminando coloro i quali hanno una minore possibilità economica di effettuare corsi di formazione che attestino queste ‘competenze trasversali’ che, nella pratica, corrispondono alle famose soft skills, richieste anche dalle aziende private. E tutto questo in un momento particolare del nostro Paese, in cui politici, stampa e opinione pubblica in generale, sono distratti dall’emergenza sanitaria. Insomma, ‘in sordina’.
Di seguito la lettera del comitato diretta alla stampa:
“Siamo un folto gruppo, i cosiddetti “concorsisti”, desiderosi di lavorare per la pubblica amministrazione.
Siamo individui più o meno giovani, dotati di grande volontà, pronti al sacrificio e allo studio meticoloso, già affrontato durante i nostri percorsi di studio, pur di raggiungere gli obiettivi agognati.
Ci unisce la granitica volontà di tutelare il nostro diritto di partecipare a concorsi equi, trasparenti e non discriminatori. Per tale ragione vogliamo portare all’attenzione della stampa le problematiche sottese al progetto di riforma dell’accesso al pubblico impiego annunciato dal Ministro Fabiana Dadone in ragione dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando.
Nello specifico, ci chiediamo con quali modalità sarà possibile “verificare il possesso di requisiti specifici e di competenze trasversali, tecniche e attitudinali, ivi incluse quelle manageriali per le qualifiche dirigenziali, coerenti con il profilo professionale da reclutare”.
Temiamo che le cosiddette competenze trasversali, ossia quelle caratteristiche attitudinali che emergono quando il lavoratore risponde ad uno stimolo dell’ambiente lavorativo, quali ad esempio le abilità interpersonali, la capacità di lavorare in gruppo, le capacità comunicative e di organizzazione, non siano valutabili in maniera trasparente in fase concorsuale e rappresentino un “calderone di requisiti” variabili ed eccessivamente discrezionali, spesso acquisibili solo dopo anni di esperienza lavorativa.
D’altronde, il candidato che affronta il concorso e lo supera, mostra già il possesso di capacità quali quella di organizzazione del proprio tempo, di comunicazione efficace, nonché la conoscenza delle discipline oggetto d’esame tra le quali le lingue straniere e l’informatica.
Altrettanto preoccupante è l’intento di potenziare la facoltà, in capo alle singole amministrazioni, di introdurre nuovi e più stringenti requisiti selettivi di accesso ai concorsi pubblici.
Invero, riteniamo che la prova preselettiva dovrebbe essere accessibile a tutti i candidati. Il nostro timore è che al fine di accelerare e snellire le procedure concorsuali, le amministrazioni possano introdurre limitazioni inique, legate ad esempio all’età o al voto di laurea del candidato.
Limitare l’accesso al pubblico impiego in ragione dell’età impedirebbe ingiustamente a chi ha svolto un lavoro alle dipendenze di un privato o una libera professione o a chi per motivi personali si affaccia più tardi al mondo del lavoro, di porre al servizio della pubblica amministrazione il proprio bagaglio di conoscenze acquisite con l’esperienza e le capacità personali. Inoltre, si rammenta che la direttiva 2000/78/CE del Consiglio pone il divieto di qualsiasi discriminazione, diretta o indiretta, in relazione all’età, in materia di occupazione e lavoro.
La selezione in base al voto di laurea causerebbe un’ingiusta discriminazione; è noto a tutti che i parametri di valutazione variano in base all’Ateneo, al corso di laurea, al singolo professore e che un punteggio superiore non sempre è garanzia di maggiore preparazione.
Paventiamo inoltre che si intenda inserire nei bandi il requisito obbligatorio del possesso di ulteriori attestati o certificazioni oltre al titolo di studio richiesto dal bando.
Anche in questo caso si perpetrerebbe una grave discriminazione nei confronti dei candidati meno abbienti, in quanto i corsi volti al conseguimento delle certificazioni sono quasi sempre privati ed hanno costi ingenti, che non tutti possono sostenere.
D’altronde, anche le competenze informatiche e la conoscenza delle lingue straniere possono essere facilmente verificate in sede concorsuale.
Riteniamo fermamente che la possibilità di accedere ai concorsi pubblici debba essere garantita a tutti coloro che sono in possesso del titolo di studio richiesto per la posizione bandita.
Saranno le prove concorsuali a scremare la platea dei candidati in base alle capacità e al merito.
Comprendiamo certamente le difficoltà organizzative legate al momento d’emergenza sanitaria, pertanto formuliamo alcune proposte.
Un utile strumento atto a velocizzare le procedure concorsuali ed a garantire la sicurezza sanitaria durante l’espletamento del concorso è certamente quello del decentramento delle prove, che ai sensi del comma 5 dell’art. 35 del d.lgs. 165/2001 si espletano di norma a livello regionale.
Invero, le pubbliche amministrazioni potrebbero servirsi delle scuole per lo svolgimento delle prove concorsuali, come è già stato fatto dal Ministero dell’Istruzione. Gli istituti didattici sono diffusi capillarmente sul territorio dello Stato ed offrono aule con postazioni computer che permetterebbero di informatizzare le procedure.
In tal modo gli spostamenti dei candidati sarebbero fortemente ridotti e si eviterebbero pericolosi assembramenti.
Inoltre, se si estendesse anche alle prove scritte la modalità del quiz a risposta multipla preferibilmente da svolgersi al computer, le correzioni dei compiti sarebbero molto più veloci e meccanizzate. In tale modo le commissioni esaminatrici non dovrebbero riunirsi in lunghe sessioni e si ridurrebbero i rischi di contagio.
Vi preghiamo di appoggiare questa causa in cui crediamo molto e di dare voce alle nostre proposte”.
Comitato No riforma Concorsi P.A.