Dal 3 dicembre al 30 gennaio 2020 si terrà la mostra d’arte contemporanea pittorica ‘Percorsi dinamici’ del maestro Cirò, presso il Graal di Nocera Inferiore.

Direttore artistico dell’evento è la professoressa Giuseppina Pecoraro, storico e critico d’arte, che ha fornito una  puntuale e critica descrizione della mostra dell’artista. 

“L’artista Ciro Andriuolo in arte Cirò, nostro illustre concittadino, in questa esposizione offre una ristretta visione artistica del suo operato che va dalla pittura alla scultura, attraversando 48 anni di carriera artistica. La sua lunga attività artistica è costellata di numerosissimi successi e ampi consensi di critica. 

Le tematiche e il suo stile partono da lontano quando, da adolescente, ha iniziato a disegnare: “…ho sempre disegnato”, afferma l’artista, “…il disegno mi consentiva di dare spazio creativo al mio affacciarmi al mondo, ne coglievo la povertà rinchiuso nel riformatorio di Napoli, a quel tempo era l’unico modo per studiare, per mia madre. È in quello stare forzatamente rinchiuso in cella che la mia fantasia ha preso il sopravvento…” È dal “dono” della povertà che si forma l’animo artistico. Cirò vanta una vita vissuta ad inseguire la libertà e la ricchezza interiore come cammino progettuale, come acquisizione di esperienze di vita e di arte, contatti umani di popoli e loro costumi. Prima in America, a New York, poi nelle città francesi, olandesi, austriache, jugoslave, nonché in Italia. Ha esposto in contesti collettivi comprendenti opere di grandi personalità artistiche quali Chagall, Picasso, Guttuso, Cassinari, Notte, Brindisi ecc.

Il Nostro, ha dedicato tutta la vita all’arte, si è lasciato guidare dalla nobiltà del suo spirito, la sua arte è parte integrante del suo essere, è mossa da una carica emozionale interiore possente che si traduce nei gesti delle sue mani, strumento che rivelano l’azione dinamica. La sua arte si estrinseca con un linguaggio singolarissimo: grafismi andanti dalla consistenza di spessore in pittura, grafismi metallici esili in scultura. È un ritorno al disegno però articolato per ricreare campiture grafiche e cromatiche in pittura. Più complessa la elaborazione scultorea rivolta alla presa di possesso di spazi fisici in cui la luce è imprigionata a risplendere nei meandri assurti a volumetrie, in tutto ciò il protagonista delle opere è l’uomo integrato nel suo tessuto sociale. La pittura del maestro Cirò, dopo un lungo percorso ha conquistato la policromia: “…a me interessava solo il disegno, la composizione grafica…”; si comprende il suo inusitato stile pittorico in cui prevale la composizione grafica nel campo visivo. I percorsi dinamici nascono dalla consapevolezza dell’anima che ha sete di estrinsecarsi attraverso grovigli, traiettorie, percorsi andanti. Sono strumenti di cattura, guidano il fruitore alla lettura di percorsi obbligati che inducono dapprima disorientamento, per la apparente caoticità, per poi indurre ad una contemplazione comprensiva. Tutto è elaborato in chiave antologica, spaccati che attengono alla sfera del quotidiano. Sono temi del nostro vivere, sono le rappresentazioni simboliche dei tessuti sociali delle innumerevoli città conosciute dal maestro che beatificano la vista. Composizioni ben ricreate ove perdersi è “un dolce naufragar”. Sono i soggetti sociali a stimolare e per i quali l’arte di Cirò deve contenere un codice deontologico, testimoniare la storia del passato, del presente e aprire le porte al futuro. 

Il linguaggio artistico elaborato trova -così- pochi ma significativi segnali di accostamenti stilistici ai grandi artisti del primo Novecento. In Picasso rielabora la rottura degli schemi rinascimentali incuriosendosi della “quarta dimensione”, mentre le tematiche del dinamismo futurista riportate nel manifesto di Marinetti appaiono più pregnanti di stimoli. L’azione dei suoi percorsi progettuali è tutta rivolta alla ideazione del pensiero. 

Rivelatrici del suo animo creativo le lunghe chiacchierate. Ancora oggi l’artista è una fucina inarrestabile, la sua energia creativa incessante è un suo modus vivendi”. 

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