di Vincenzo Galatro – L’azione di classe, o “class action” – prevista e disciplinata dall’art. 140-bis del Codice del Consumo) -, è un’azione a “tutela dei diritti individuali omogenei e interessi collettivi dei consumatori e degli utenti”, esercitabile per l’accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni, derivanti da danni o inadempienze contrattuali, legati al consumo.
In pratica, con la class action i consumatori o utenti che hanno subito danni derivanti da prodotti difettosi o pericolosi, hanno la possibilità di agire insieme per ottenere il risarcimento, unendo le proprie forze e ottenendo un minor onere di spesa per proporre ricorso al giudice.
La legge italiana sulla class action risale al 2010. La normativa prevede un procedimento snello, che consente di avere l’accertamento della responsabilità e la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni in favore degli utenti/consumatori, mediante una sentenza immediatamente esecutiva.
La class action si propone mediante ricorso al tribunale ordinario che abbia sede nel capoluogo della regione in cui ha sede l’impresa.
In genere, i consumatori si rivolgono ad un avvocato, talvolta attraverso un’associazione di tutela dei consumatori o attraverso un comitato appositamente costituito.
Una volta proposta la class action, tutti gli altri cointeressati possono aderirvi.
Infatti, gli altri consumatori interessati, titolari di una pretesa omogenea, possono aderire all’azione di classe già promossa, senza dover ricorrere al patrocinio dell’avvocato. Resta salva, comunque, la possibilità di agire individualmente per la tutela dei propri diritti.
Tuttavia, la scelta di esercitare o aderire ad una class action è incompatibile con l’azione individuale per la tutela dei propri diritti.
Come già accennato, i benefici della class action consistono nel contenimento delle spese sostenute per agire in giudizio. Infatti, l’azione individuale comporterebbe un onere economico maggiore rispetto ad un’azione esercitata collettivamente.
Inoltre, la pronuncia sulla class action consente il formarsi di una interpretazione uniforme delle varie fattispecie.
Il singolo, quindi, acquista maggiore “forza” nei confronti della grande impresa,
soprattutto di fronte ai comportamenti commerciali scorretti o contrari alle norme sulla concorrenza.
L’azione collettiva è per antonomasia lo strumento utilizzato dai cittadini per per tutelarsi ed ottenere risarcimenti nei confronti delle multinazionali.
In genere, la class action viene proposta dai membri di una determinata categoria di soggetti, che chiedono la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto.
In tale caso, la sentenza avrà effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della categoria.
La sentenza favorevole potrà essere fatta valere da tutti i soggetti che si trovino nell’identica situazione di chi ha proposto l’azione collettiva.
Oltre alla class action prevista dal codice del consumo per i privati, esiste anche la c.d. azione di classe pubblica (detta anche class action amministrativa di cui all’art. 1, comma 1, del d.lgs. n. 198/2009, emanato in attuazione dell’art. 4 della legge n. 15/2009, in materia di ricorso per l’efficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici).
In particolare, la class action pubblica è proponibile dai “titolari di interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei per una pluralità di utenti e consumatori” nelle ipotesi nelle quali “derivi una lesione diretta, concreta ed attuale dei propri interessi” e nei casi tassativamente previsti dalla normativa, ed è finalizzata ad assicurare l’efficienza della pubblica amministrazione.