Genuinità, bellezza, semplicità, amore
Il gelato. “Two gust is megl che one” recita un impacciato Stefano Accorsi in un celebre spot degli anni 90’, uno di quelli che ancora oggi torna alla mente.
Perché richiama la genuinità di quel periodo, la bellezza per le cose semplici quale un gelato mangiato con gli amici in spiaggia oppure condiviso con un amore estivo, quando ancora bastava uno squillo al pomeriggio per dedicare un pensiero.
Il gelato è sempre stato sinonimo di casa. Nell’immaginario comune rappresenta l’infanzia, qualcosa che rendeva felici da bambini e da adolescenti, allorché il gelato segnava la fine della scuola e l’inizio dell’estate. Sarà per questo che scegliere una Coppa del Nonno o un Barattolino Sammontana non è solo indice di un desiderio goloso (negli anni ’50 fu il primo gelato in confezione famiglia), bensì la brama di godere del tempo con gusto.
“Passano per un saluto, restano per una vita. Accogliere è l’arte infinita”, è la voce narrante di una pubblicità nel 2015: una strategia di marketing emozionale che convince gli italiani, con cadenza periodica, a cedere in compagnia di fronte a cotanta dolcezza.
Ma quando è nato il gelato? L’origine del gelato sembra risalire a tremila anni prima di Cristo presso alcuni popoli dell’Estremo Oriente. Giunge in Grecia e Turchia attraverso le invasioni mongoliche, estendendosi in seguito agli altri paesi del Mediterraneo. Nella Bibbia si fa riferimento, ad esempio, a Isacco che offre ad Abramo una specie di mangia e bevi di latte di capra misto a neve. E’ ovvio che il gelato di allora fosse ben diverso da quello attuale.
Gli antichi Romani si distinguono per l’introduzione nei banchetti di una bevanda consistente in miele, frutta tritata e neve. Grazie all’arrivo dai nuovi continenti di spezie, frutta, caffè e cacao, nel Cinquecento a Firenze i sorbetti costituiscono il fiore all’occhiello nei banchetti luculliani. E sempre i fiorentini sono i primi a utilizzare il latte, la panna e le uova nella realizzazione di una ricetta che si avvicina al gelato moderno.
Si deve a Bernardo Buontalenti, artista fiorentino, l’ideazione di una crema aromatizzata con bergamotto, limoni e arance. Nel 1660 il siciliano Francesco de’ Coltelli apre a Parigi il suo primo caffè-gelateria ottenendo gli encomi del re Sole. Agli inizi del XVIII secolo il gelato si diffonde in tutta Europa e in America, dove il genovese Giovanni Bosio inaugura la prima gelateria. Nel 1906 appaiono a Milano le “parigine”, blocchi di gelato rinchiusi tra due ostie di biscotto, inventate da Giovanni Torre.
A causa della produzione industriale, intorno agli anni 60’, il gelato artigianale rischia di scomparire, tuttavia – per mezzo di un comitato di gelatieri che si sono impegnati per la rinascita del settore – le gelaterie oggi in Italia sono circa venticinque mila.
Le scelte sono infinite e ogni stagione si lanciano nuovi accostamenti, ma alla fine in cima alla classifica ci sono i grandi classici: cioccolato, nocciola, limone, fragola. Seguono crema, stracciatella e pistacchio. I gusti di crema sembrano essere i favoriti, rispetto ai gusti di frutta.
Gustare un gelato rispecchia anche alcuni tratti della propria personalità, dunque, dimmi come mangi e ti dirò chi sei. Succhiare un cono è una forma infantile di leccare e denota una persona capace di instaurare legami affettivi intensi. Chi lecca il gelato è ottimista e ama la vita sociale. Più riflessivo e attento è chi mangia il gelato a morsi. Mentre consumare il gelato a grandi morsi è sintomo di una certa testardaggine e di un’indole molto sincera.
Veronica Otranto Godano