Pensa a livello globale, agisci a livello locale”. E’ il nostro mantra, quello di una realtà – come la nostra – ancora in crescita perché mai satura di voglia di migliorare. Che si costruisce giorno dopo giorno, che non crede al singolo che sa fare tutto, ma alla capacità di una squadra intelligente. E che cerca di creare interazioni, confronti tra fatti, vicende, territori, epoche, persone. Che intende “glocalizzarsi”, andare oltre le frontiere, ma senza trascurare quello che accade nello spazio limitrofo. Il sottosistema che si relaziona costantemente col sistema, per crescere localmente e diffondersi globalmente. E’ questo il criterio che seguiamo nell’attuazione della nostra linea editoriale e che crediamo costruttivo per riferirci alle fondamenta dei nostri progetti futuri. Anche quando operiamo localmente, cerchiamo di poter allargare i nostri orizzonti e pensare in modo globale, rapportando la nostra piccola realtà al mondo intero, valutando ed analizzando un evento in un’ottica globale. L’importanza di questo agire, risiede nella opportunità di dare un approccio internazionale, creare sinergie con attori a livello globale, catalizzare la cultura in senso lato, fornire una piattaforma per un dibattito globale, agendo localmente, al fine di non restare chiusi nella nostra territorialità, ma di confrontarci con le vicende planetarie. E così noi cominciamo a parlare di quanto accade a livello locale, a Nocera Inferiore, dove nasce la nostra rivista, ci interessiamo a ciò che accade a Salerno, che ne è la provincia, ci estendiamo alla Campania, la sua regione, e non tralasciamo gli eventi a livello nazionale ed internazionale, per interfacciarci costantemente con essi.

Il discorso dell’informazione globale è un concetto tipicamente meridionale, che troverà realizzazione per la prima volta nella ‘Voce’. La parola “glocale”, ed il relativo processo di “glocalizzazione”, sono stati introdotti negli anni Novanta dal sociologo inglese Roland Robertson, dal quale l’Oxford Dictionary of New Words ne mutuò il significato per riferirsi ai “fenomeni derivanti dall’impatto della globalizzazione sulle realtà locali e viceversa”.

L’approccio glocale è importante e costruttivo perché è alla base di un sistema in cui si pongono le premesse per un nuovo rapporto tra territorio, reti e flussi globali (culturali, economici, politici, informativi…). Viene messo in crisi il sistema westfaliano, quello della sovranità degli Stati, e si pongono nuove sfide sul piano della governance, le loro culture, del senso di appartenenza dei cittadini, della formazione delle classi dirigenti e si tiene conto delle dinamiche sulla interrelazione tra i popoli e delle peculiarità storiche dell’ambito in cui si intende operare. Si porta la globalità a livello locale e la località a livello globale. Si consente il confronto sistematico per individuare nuove ed efficaci chiavi di interpretazione dei fenomeni sociali, politici ed economici in atto, in un processo multidimensionale. Si esce – culturalmente – dagli schemi imposti dai regionalismi, dai provincialismi. La intendiamo un po’ come una “open your mind” – per dirla con gli inglesi. A noi piace.

Simona Borzi

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